Maestra e Mamma cominciano con la stessa sillaba.
La trovo una coincidenza non da poco.
Solo a pronunciarle si compie uno dei più grandi atti di fiducia mai esistiti.
Quando sento dire “lei è maestra” provo sempre un guizzo, perché penso alla mia.
E poi a tutte quelle che ho visto, incontrato, conosciuto.
E penso che chi è stata, è maestra, lo sarà per tutta la vita.
Un fardello, bello e complicato da principio.
Immaginatele, quando parlano e gesticolano per spiegare qualcosa; quando raccolgono nel proprio sguardo quello di una moltitudine di occhi piccoli, attenti, ancora ingenui ma critici, sognanti.
Quando portano in palmo di mano la responsabilità della cultura che avanza, che si tramanda per non essere scordata.
Grammatica, storia, geografia. E in mezzo creatività, passione e tenacia.
Che è questo, a distinguerle, a renderle figure mitologiche senza tempo; che anche se hai trent’anni e la incontri per strada continuerai a chiamarla Maestra, sempre.
Così, scrivendo i primi articoli su Gianni Rodari, maestro per eccellenza, per la ricorrenza del suo centenario, mi è venuto in mente di interrogare loro per una volta.
O meglio, di dar voce alle Maestre, a quelle che lo scelgono e chiedere perché.
“Gianni Rodari. Un maestro. Come non sceglierlo, ci ha lasciato un eredità di scritti che ancora oggi sono in grado di emozionare; inoltre ha spiegato la realtà in maniera semplice ed efficace. Si sceglie perché riesce ad avere un feeling empatico con i bambini”.
Maestra Lisa
“Essendo stato un maestro è riuscito a trovare il giusto registro per spiegare la grammatica, la lingua, in modo giocoso attraverso filastrocche e poesie. È sempre attuale, con temi come i diritti, l’uguaglianza, la pace. Mette in risalto che anche chi ha “difetti”, ha comunque anche i suoi punti di forza, come per esempio nella storia di Giovannino perdigiorno e Alice cascherina.
Diverso è bello e non è da demonizzare”.
Maestra Chiara
Maestra Enrica invece mi scrive:
“Ho letto questo articolo su Rodari e ho pensato a te, a quel che mi hai chiesto.
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/cento-anni-rodari-quanto-rodari-ce-oggi-nella-scuola-mignolo/
Ecco, purtroppo è questo il modo in cui è conosciuto.
Sarebbe bello fare un corso su Gianni Rodari, partendo dagli scritti veri”.
“Non si può non scegliere Gianni Rodari! Ci insegna a dare al bambino un ruolo di centralità, un bambino creatore. Lo stimo molto perché esalta l’immaginazione del bambino e la sua fantasia come potenza creativa. “La grammatica della fantasia” è l’esaltazione dello scambio comunicativo.
Non giudicate mai gli uomini dal loro aspetto, dalla loro professione, dallo stato della loro giacca. Ogni uomo può fare cose straordinarie: molti non le fanno solo perché non sanno di poterle fare, o perché non sanno liberarsi in tempo del loro mattone”.Maestra Marianna
Gianni Rodari lo ricordo o meglio lo conosco come fosse un amico di vecchia data. Mi si è attaccato addosso quando stavo con le gambe penzoloni e la testa tra le nuvole, i gomiti sul banco di legno con la pittura verde scrostata in alcuni punti.
Per questo, non me ne avrete se l’ultima “intervista” è per me uno spazio speciale, dedicato alla mia di Maestra, a cui ho consegnato occhi e cuore qualche tempo fa e che lei mi ha restituito, pieni di quello che oggi amo di più fare al mondo: leggere, leggere sempre e scrivere, creare con le parole, esprimere.
“Ho scelto di far conoscere Rodari perché usava un linguaggio semplice, originale e comprensibile ai bambini per trattare tematiche profonde. Con il suo stile chiaro e fantasioso ha dimostrato di avere una conoscenza profonda dell’infanzia e una speciale considerazione per i bambini che sono in grado di capire anche ciò che gli adulti ritengono “difficile” e non adatto a loro.
Come vedi, bimba, ormai come ex maestra sono arrugginita”.
No, non lo sei. Sarai sempre la mia Maestra Silvana.
Grazie.