Aprile volge al termine e fuori, all’ora del crepuscolo, c’è un odore buonissimo, di stelle e cielo blu. Sa di terra che si risveglia; la macchia mediterranea esplode, profumando l’aria.
È come se tutto raccogliesse l’energia preparando le scorte per quando ne servirà di più. In un ciclo eterno che prende, accumula e restituisce.
Ed è quello che è successo anche a noi. A noi di Argonautilus, nei giorni appena trascorsi.
La Fiera del libro di Iglesias è sempre inizio e fine insieme. È lo spazio dove il tempo si concentra e si dilata e proprio quando, a ragione, dovremmo essere allo stremo delle forze, inspiegabilmente rinvigoriamo.
Una cosa bella, così bella, si porta dentro la nostalgia del passato quando ancora è presente. È tangibile.
Ma è vero anche che il futuro immediatamente prossimo sarà scandito da quella stessa scia di vita.
Immagini la piazza ancora piena e mentre passeggi realmente tra le vie, una mattina qualunque, ti sembra di incontrare un ospite che si ferma per fare colazione.
Effetto ottico. O effetto fiera?
Un sorriso scoppia vivido senza preavviso come dentro una fotografia, un abbraccio in bianco e nero.
Aspetti che qualcuno ti chieda: -com’è andata?- così hai modo di raccontarlo. E vorresti parlarne all’infinito, senza smettere mai, per vedere la magia che si muove ancora e ancora davanti agli occhi, nel suono delle parole.
Poi arriva un momento in cui le voci cominciano ad affievolire e tutto assume i contorni sbiaditi di una cartolina, ancora da spedire.
Non c’è modo di rivivere nel quotidiano quello che è appena stato. È passato. Ed è giusto così.
Questa consapevolezza fa sì che il suo valore e la bellezza si conservino intatti.
La Fiera del libro di Iglesias è come un domino al contrario. Una tessera si è sollevata otto anni fa, e ne ha spinto un’altra e un’altra ancora, una dopo l’altra… non senza fatica.
E questa edizione, mi è parsa più che mai ancorata al presente, come solo il presente sa fare: con addosso quello che è successo prima e in germe quello che verrà dopo.
Un grande, unico discorso che abbraccia chi siamo e ciò a cui siamo destinati.
Il viaggio percorso e quello che resta da tracciare, nelle nostre mappe.
© Erika Carta