Alla riscoperta di Peppino Mereu

Fonte: Sardegnareporter.it a cura di Sara Garau

Iglesias. Alla riscoperta di Peppino Mereu, tra una lettura e una chiacchierata

Nell’intimità del “Breakfast Pub” di via Sarcidano, una lettura sperimentale in memoria del poeta Peppino Mereu, organizzata nella serata di sabato dall’associazione ArgoNautilus, ha permesso al pubblico di riscoprire un autore parte integrante del tessuto culturale sardo

Nata mereu_ilissopda un’idea di Luigi Floris, gestore del pub “Breakfast” di Iglesias e grande appassionato della produzione di Peppino Mereu, e dell’associazione culturale ArgoNautilus, ha avuto ieri sera luogo la lettura dedicata al poeta tonarese di lingua sarda.

Questa è una serata ‘sperimentale’. Abbiamo voluto provare a parlare di poesia, presentando un poeta sardo che è vissuto alla fine dell’Ottocento” – ha esordito la scrittrice e presidente di ArgoNautilus Eleonora Carta, aprendo la serata. – “Ci piacerebbe che questa fosse la prima di altre serate dedicate ad autori differenti, e che si trasformasse in una chiacchierata capace di coinvolgere tutti”.

E non si può negare che, se l’obiettivo era quello di coinvolgere il pubblico e trasmettergli la sensazione che il patrimonio culturale e l’esperito umano di Peppino Mereu sia anche il suo, l’operazione ha senz’altro avuto successo.

Il compito di presentare il poeta al pubblico è stato assegnato al dott. Damiano Vacca, giovane autore iglesiente cultore di letteratura e vicende sarde, che ha tracciato un ritratto di Peppino Mereu schietto e informale, ma al contempo colto e pregnante.

Si è svelato così un Peppino Mereu inedito ai più, non solo autore di Nanneddu meu, (composizione dedicata a Giovanni “Nanni” Sulis, medico e amico di famiglia del poeta) riportata in auge dalla splendida canzone dei Tazenda, ma prima di tutto uomo del suo tempo che, con straordinaria sensibilità, ha saputo mettere in versi il travaglio interiore di chi assiste al cambiamento di un’epoca.

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Per Damiano Vacca “Peppino Mereu costituisce la spina dorsale del lirismo sardo, la sua è poesia cantata e canzone poetica”, retaggio di una tradizione culturale sarda che predilige la trasmissione orale ad altre forme espressive.

Agonia II, Su canarinu de su rettore, Serenada, S’ambulante tonaresu, tra le poesie che le persone del pubblico hanno scelto di leggere, svelando così tutte le sfumature del poeta tonarese: un’esistenza accompagnata dalla raggelante sensazione di una morte imminente (Mereu aveva contratto la sifilide, ed è morto a soli 29 anni), l’insofferenza al bigottismo clericale del suo tempo, la vivace passione per le donne, la curiosità con cui osservava le persone e i gli accadimenti della sua terra, nonché il devoto impegno politico, figlio della convinzione che “senza distinziones curiales devimus esser, fizzos de un’insigna, liberos, rispettados, uguales”.

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Durante l’esposizione delle poesie, anche la semplice constatazione della sconcertante dispersione semantica che avviene quando si fa seguire a una composizione la sua traduzione in italiano è diventata un’occasione per apprezzare la ricchezza e l’unicità della lingua sarda.

Così, tra letture, canti e chiacchierate, Peppino Mereu, autore radicato nella cultura sarda, ma, proprio come la radice, sotterraneo e non immediatamente visibile, è spuntato fuori, diventando di tutti.

La lettura dedicata a Peppino Mereu è un evento #FieraOFF della Fiera del Libro di Iglesias, organizzata dall’associazione ArgoNautilus. Hanno collaborato alla serata di sabato il locale “Breakfast Pub” e la libreria “Duomo” di Gianni Loi.

Di Sara Garau

#FieraOFF Pierluigi Serra

Nella suggestiva cornice della dimora storica di via Giordano 8 a Iglesias, Pierluigi Serra ha presentato a un pubblico attento le sue ultime opere, “Cagliari Esoterica” e il reprint fresco di stampa – in senso letterale – di “Fantasmi a Cagliari” entrambi editi da  La Zattera Edizioni.

“Cagliari esoterica” è stato il titolo più venduto sotto Natale nella città di Cagliari.

La serata è stata animata da un vivace dibattito in sala, e resa ancor più suggestiva dall’atmosfera di Casa Rodriguez, una dimora dalla lunga storia nel cuore del centro storico di Iglesias.

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I souvenir degli Argonauti dietro una chiesa di Aosta

Più di 40 stele in pietra alte fino a tre metri scolpite 5 mila anni fa Gli autori erano partiti dalle coste turche alla ricerca di metalli

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Goffi e rumorosi, i denti della ruspa agganciarono una grande lastra grigia, lunga, sagomata, spessa non più di dieci centimetri. Era il 1969, vicino alla piccola chiesa di Saint-Martin de Corleans, nella zona Ovest di Aosta. La lastra sembrava un uomo di pietra, forse un dio. In quell’anno in cui gli studenti infiammavano vie e piazze con gli slogan del maggio francese, dalla terra bruna di Aosta emerse l’area megalitica più grande d’Europa. Un ettaro in cui ancora sono custoditi segreti del terzo millennio avanti Cristo, in quel basso Neolitico in cui gli uomini partirono dalle sponde del Mar Nero per seguire rotte a ventaglio in tutta Europa, lungo i grandi fiumi, in cerca di metalli. Le ruspe si fermarono: avrebbero dovuto scavare le fondamenta di tre condomini. Fu rovina per l’impresa edile, meraviglia per gli archeologi. Le pale meccaniche vennero rimpiazzate da uomini con attrezzi molto più delicati per lo scavo. Li guidava un giovane studioso, Franco Mezzena, che non voleva credere ai suoi occhi.

Il primo scavo 47 anni fa
A giugno, 47 anni dopo quegli scavi leggeri, interrotti e ripresi, aprirà la grande struttura del museo che farà da tetto a quell’ettaro di storia. Gli uomini di pietra, stele alte fino a 3 metri, riprenderanno il loro posto. Statue erette in un pantheon da una civiltà ancora de decifrare, capace di navigare, di seguire il corso dei fiumi e lasciare i monumenti a memoria di una cultura diffusa in tutta Europa. Dalla Crimea all’Ucraina, dal Mar Nero, dal Caucaso fino alle rive di Rodano, Reno, Danubio. E poi nelle valli alpine, vie obbligate per valicare la grande cerniera di montagne. Fra queste quella della Dora Baltea. Quella civiltà resta avvolta in una nube di mistero. Sappiamo che arrivò in mezzo alle montagne cinquemila anni fa. E dopo un millennio, gli uomini che la rimpiazzarono usarono quei principi di pietra o dei per costruire un cimitero, tombe gigantesche, una dalla forma di prua di nave. L’area megalitica di Corleans presuppone la presenza, nella piana della Dora, di una città importante: un ettaro dedicato ai riti dei vivi, poi alle sepolture. Le pagine di storia scritta in strati di terra sovrapposti, mostrano arature agricole e sacre, i riti della semina dei denti che possono ricondurre al mito di Eracle, oltre 40 stele antropomorfe, allineate in un viale monumentale, e una fila di 24 pali orientati con le stelle: da Orione all’Orsa Maggiore, che è la costellazione-indirizzo per la Valle d’Aosta ai tempi dei Celti. Importante per gli studi: le stele di questo tipo sono sempre state trovate in modo sporadico, mai in un sito così vasto.

Una leggenda cittadina
Aosta scopre che una sua leggenda potrebbe essere testimonianza di una realtà antica. Fra i suoi nomi pre romani c’è Cordelia. Ne parlò lo storico Jean-Baptiste De Tillier, segretario del Ducato di Aosta nel Settecento. Cordele esiste ancora oggi, è sulla costa turca del Mar Nero, nell’antica Anatolia. Da lì salparono gli Argonauti, Giasone e lo stesso Eracle. Potrebbero essere stati la scorta armata degli scienziati che cercavano metalli nel Neolitico. «Questa era la tecnologia nuova all’epoca», ricorda Mezzena. Ipotesi affascinante, forse l’unica che spiega il popolo nomade che risalì l’Europa lasciando gli uomini di pietra. Gli scalpelli hanno inciso vesti di fibre tessute o intrecciate, con rombi e quadrati bicolore, di uomini, principi o dei in armi: pugnali e scuri.

Fonte: http://www.lastampa.it/2016/02/20/italia/cronache/i-souvenir-degli-argonauti-dietro-una-chiesa-di-aosta-UcDWRK0DUyIFvmab2UElzN/pagina.html

Primo appuntamento Fiera OFF

Stasera presso la Biblioteca Comunale di Iglesias, primo appuntamento della Fiera OFF, ospite Gianmichele Lisai nella doppia veste Autore e Cantautore.

panoramica

La serata si è aperta con l’intervento del Dott.Simone Franceschi, vice sindaco di Iglesias, che ha annunciato il progetto della Fiera del Libro di Iglesias, e convocato un tavolo di consultazione aperto al pubblico per mercoledì 10 presso la Sala Consiliare del Centro Direzionale di via Isonzo (ore 18:00) affinché tutti possano intervenire e contribuire a disegnare il progetto della Fiera del Libro di Iglesias.

A seguire, Gianmichele Lisai ha ripercorso la sua carriera di autore, ha raccontato il lungo lavoro di ricerca alla base del suo libro “Delitti di Sardegna”, e stimolato il dibattito in sala su temi molto sentiti, quali la criminalità nell’isola, il banditismo, l’Anonima sarda.

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Infine, si è esibito alla chitarra, in un momento musicale di chiusura.

L’Associazione ArgoNautilus ringrazia tutti i presenti, lo staff al completo della Biblioteca Comunale, il Bar Electra di Piazza Pichi, e la Libreria Duomo di Gianni Loi.

E lunedì 8 si replica presso la Biblioteca Comunale di Santadi.