Confini
“E allora il confine non divide, ma unisce e rende grande. Come una cicatrice, che
si rimargina e tiene di nuovo assieme due lembi di pelle”.
Acqua
“L’acqua, nei suoi diversi stati, ha definito, spostato e ridefinito confini. […] anche
l’acqua che cade dal cielo è che scivola giù, giù, sospinta dalla forza di gravità,
perfetta e lineare come solo una goccia d’acqua può esserlo”.
Passaggi
“I colli, i valichi, i passi ci parlano di una montagna antica, terra di passaggio e di
incontro”.
Vette
“Lo sguardo spazia su tutte queste cime. […] L’amore per la patria è raccontarne la
bellezza, diffonderla, spiegarla, esserne fieri al cospetto del resto del mondo. Non
chiuderesti stupidamente, trincerarsi.
Ci sono ponti da costruire, nuovi cammini da percorrere. Ci sono fili da tessere che
legano un territorio all’altro e, con essi, le persone”.
Frontiere
“Perché un popolo completamente anestetizzato, abituato all’orrore, è sempre
pronto a voltare lo sguardo, è sempre disposto a ignorare la richiesta d’aiuto di un
fratello che soffre, a tradire la fiducia di un vicino in pericolo. Da anni ogni volta che
mi sento chiedere: Come è potuto accadere tutto questo? – rispondo con un sola
parola, sempre la stessa. Indifferenza”.
Liliana Segre
Rifugi
“Guardando dalle finestre del rifugio verso il lago di Montespluga, a ovest, le vette
si stagliano sul cielo azzurro. Guardando a est, la cima del pizzo d’Emet è nascosta
da nuvoloni neri”.
Rotte
“Abbiamo camminato molto lungo i confini e oltre. Di sicuro non tanto quanto Aziz e
Samir.
[…] Chissà se nella loro terra, il confine è un luogo di incontro o di divisione”.
Questi sono i capitoli che segnano il libro di Stefano Catone: “Camminare – Lungo i
confini e oltre”, pubblicato dalla casa editrice People.
Titoli come pietre, nel sentiero che l’autore ci invita a percorrere, per capire insieme
quanta bellezza esiste nel semplice atto di camminare, e allo stesso tempo quanta
brutalità possa significare per alcuni.
Ci parla di confini naturali, non come luoghi di divisione e chiusura ma come posti
vivi, in perenne evoluzione, dove le persone possono incontrarsi e volgere i loro
sguardi oltre, per arricchire il corpo ma anche la mente e l’anima.
Confini che cambiano, per il clima ma anche per la solita, dura mano dell’uomo.
Come canta Niccolò Fabi nella sua “Filosofia agricola”:
“La terra che ci ospita
Comunque è l’ultima
A decidere”.
L’uomo, che non si rende conto di essere piccolo, non si arrende alla grandezza
mutevole di una montagna e invece di godere di varchi e passaggi come possibilità,
marca e rimarca i confini.
Racconta, Catone, delle vie di fuga che tentavano di imboccare gli italiani al tempo
del fascismo e delle nuove rotte intraprese dai migranti lungo i Balcani.
Ma “i confini sono storicamente determinati, e per questa ragione si spostano pure
[…] Cortine, barriere, fronti, valli, linee dicono tutto di un’epoca storica ma non
spiegano nulla di quella successiva”.
Un libro che prende per mano, procede attento e si guarda indietro; aspetta, riflette
sull’immenso presente e volge lo sguardo a un futuro consapevole e condiviso.
©Erika