Nel giorno internazionale della poesia, apro un piccolo libro, che è un saggio.
Nemmeno a farlo apposta, dalle pagine mi scivola tra le dita un rettangolo di cartoncino con le parole:
“Ponemi come signacolo. O tra le cose inutili, che pur sono belle”.
Carmen Verde.
Chiaramente è amore a prima vista.
Ma lo era a prescindere. Lo sapevo.
Ci sono i segnalibri e poi c’è un libro, che parla di segnalibri.
Se non è poesia questa, ditemi voi cosa lo è.
“Breve storia del segnalibro” scritto da Massimo Gatta, edito dalla Graphe.it per la collana –Parva scintilla magnum saepe excitat incendium– che immette nel mondo gocce di saggezza a rilascio prolungato.
Sapete, con il tempo, il mio amore per “il libro” si è evoluto in una maniera tale da attaccarmi visceralmente anche a tutto ciò che lo circonda e che per questo emana bellezza.
Come si può non considerare degno di nota un oggetto che ci aiuta a manipolare il tempo? A fermarlo proprio in quella pagina, mentre una parte di noi deve tornare per forza fuori, e ritrovarlo esattamente lì, ad attenderci nello spazio dove lo avevamo lasciato insieme alle parole.
“L’uso di segnare in qualche modo la pagina, marcandola, è consustanziale alla pratica del leggere e questo fin dall’alba della civiltà dell’uomo[…] Un elemento filosofico, il segnalibro, prima ancora che materiale”.
E così dalle manicule degli antichi manoscritti, passando per materiali come cuoio, avorio, seta, metallo e carta, Massimo Gatta ci offre un interessantissimo percorso che ha per protagonisti proprio loro: i segnalibri.
Arricchito da iconografie nelle ultime pagine, possiamo leggere in tutto il libro, aneddoti che spaziano dal mondo dell’arte alla letteratura, dall’editoria alla pubblicità.
Cito, per appartenenza terrena, la rassegna “Il segno nel libro” “nella quale venne richiesto a cento artisti sardi di realizzare ciascuno tre segnalibri, che furono poi esposti in una mostra […] Organizzata a Sassari, presso il Palazzo della Frumentaria (31 marzo – 6 maggio 2006)”.
Infine, e ci ho pensato soltanto leggendo questo saggio, trovo spettacolare che sia una parte del nostro stesso corpo a travestirsi spesso da segnalibro: l’indice della mano.
Ma siccome, e aggiungo purtroppo, non possiamo fare del libro un’appendice di noi stessi, usiamoli questi oggetti magici!!
“L’unica cosa che i libri sopportano fra le loro pagine è il segnalibro[…] Il segnalibro è bello perché con lui si vince sempre […] col segnalibro non si arretra mai, voi libri non si perde, mal che vada si fa pari”.
Maurizio Bettini in Pippa Passes.
Breve storia del segnalibro_ Massimo Gatta
Graphe.it