Avida di parole da quando ricordo di ricordare, o forse anche prima, mi sono imbattuta in un libro che narra della fonte da cui sgorgano.
Inesorabili e prepotenti, delicate e deliziose, stanno sempre con me.
Corsi d’acqua in continuo movimento o fotogrammi scattati in tempi remoti e per sempre conservati immobili nel cassetto della memoria.
E di memoria, parla l’autrice Andrea Marcolongo. Pozzo da cui attinge, riconoscendo 99 parole che fanno parte della sua vita e che, se state bene attenti, potete fare anche vostre, in questo lessico di condivisione di cui ci ha fatto regalo.
Non le avevo mai guardate sotto questa luce, che antica fiammeggia e tutta nuova rischiara il loro significato essenziale. Come un guscio d’uovo, a lungo covato nel tepore della cura, che quando si spacca emana bagliori dalle sue crepe.
Così, è stato per me questo libro. Meraviglia, pagina dopo pagina.
Fasci di consapevolezza brillante e specchio dentro cui annegare per ritrovarsi.
Rinascita e conferme.
Termini come “lemma” “etimo” “panromanza”, che mi fanno sentire allacciata a questo mondo più che mai.
Dire, sempre.
Ci sono entrata dentro, godendo di sapienza dall’inizio alla fine, leggera ma non più superficiale.
Ho pensato di salvare un solo etimo, che fosse tutto mio.
L’ho trovato quasi subito, emozionata.
Ma poi, come margherite in un prato verde, ne sono spuntati altri.
Ognuno con il suo perché, perle incastonate nel mio essere.
Eppure, chiusa l’ultima pagina, ha rimbombato, come battito di cuore, quello che avevo scelto già in principio.
Non sono più tanto sicura che sia stata un’azione mia, quanto più che la parola abbia trovato me, ancora una volta.
È il mio turno di condividerla e perpetrarla.
Leggere.
“Quello di leggere è uno dei miei etimi preferiti di sempre, perché, se ripercorso a ritroso e con cura, indica che senza parole non può esistere decisione alcuna”.
“In greco antico, il verbo légo, che rimanda direttamente al latino legere, significava sia raccogliere, sia scegliere, sia raccontare”.
“Raccontami una storia: da sempre il primo istinto, il primo bisogno, degli essere umani. Per vincere la paura del buio, dell’ignoto, dei fantasmi, della morte”.
“E grazie al potere delle parole, trasformiamo la vita in narrazioni che ci fanno sentire un poco più al sicuro, e un poco meno spersi”.
“In fondo solo questo significa parlare, e allo stesso tempo leggere: non tanto acquistare un libro da tenere per anni su un comodino finché non sarà ricoperto di polvere, la copertina sbiadita dal sole che ogni mattino filtra dalla finestra. Bensì, in mezzo a mille e mille grumi emotivi, saper scegliersi. Dunque, saper dirsi”.
Andrea Marcolongo.